Poietès


Come venefici sulfurei fumi

fra alambicchi atanòr ampolle

tentativi di trasformare in oro

questa carne rossa, e levitare

in alto questo corpo secco d’ossa

si muovono i versi sulla bocca

di colui che crea mondi di parole

nomi conseguenti agli eventi

alle cose alle persone, rete

immantinente di intelligenze

tempestose nel cosmo incosciente

 

Assorto attende all’opera

sua grande, scorribande di vita

infinita scandita dal ritmo

del verso che plasma ogni azione

mentre plumbea terra si decompone

nell’oscura ombra di Nigredo

quando, attorno alle quattro di

mattina, il corredo di tragici

pensieri macera disfa solve

i proponimenti di ieri, una

pozzanghera di dubbi e di paura

l’ora del silenzio, la più buia

ognuno la deve vivere solo

 

Arriva poi lei, che sa distillare

nella luna d’argento questo muto

tormento, invisibile a occhio

nudo calcifica Albedo, ali

aperte del cigno bianco, elegante

congedo da ogni impurità

amante che danza, luce cangiante.

Occorre naso e spirito fino

per cogliere il vago sentore di

un fiore che fu, bianco ricordo

incrostata materia che muore

è l’abbraccio di Belzebù, ritorno

al brodo primordiale di sangue

emozioni e oscura bile, da

cui ogni purificazione sale

 

E mistero di Rubedo quel fuoco

illumina, scalda, genera vita

rossore, nota rima con amore

domina nutrice, ambìto Rebis

e Uroboro, anello cruento

del mistico ricongiungimento con

colei che abbacina e rapisce.

Coagula e cresce sua semenza

donna di carne e corpo vero

mostra essenza di ogni trasporto

nutre ogni sentimento, crede ed

eleva ed esorta, alimento

che a forma unita riporta ciò che

Zeus divise, ora più non dorme

insonne ebbro sogna e sorride

 

Quando il soggetto del discorso è

inaudito, dev’essere bandita

ogni comune espressione, ogni

nota stilistica data alle fiamme

abbandonata al largo, fumante

nave alla deriva in mare aperto.

Questa arcana conoscenza ancora

non trova parole più adatte di

quelle che Zosimo duemila anni

fa tramandò, già consunte dall’uso.

Ognuno solerte solitario

artigiano lavora attorno a quelle

quelle cui simboli si addensano

a corredo, chino al banco sé stesso

l’aedo in realtà annerisce

e sbianca, e non solo sulla carta

anela luce e fuoco, e risorta

fenice nozze di sole e luna

indìce, celebrante m’appresto

accese tenebre estingue asbesto

ciò ch’è manifesto sarà nascosto

ciò ch’è nascosto sarà manifesto